CATANZARO – 28 MARZO 2024. “Se la
Calabria non supera la sua emergenza sanitaria non sarà mai una regione
normale”. È quanto ha affermato intervenendo ieri in Aula, la consigliera
regionale del Partito democratico, vicepresidente della commissione
Sanità, Amalia Bruni.
“Abbiamo chiesto un’informativa al
Presidente/Commissario sulla rete ospedaliera regionale approvata con il DCA 69
il 14 marzo scorso. Troppi gli interrogativi, troppe le incongruenze, le
contraddizioni e soprattutto le non risposte che si riscontrano in quel DCA – ha
esordito la consigliera regionale del Pd – che risulta già superato nei
fatti e nelle parole. Le stesse nostre preoccupazioni si sono manifestate
in tanti territori della Calabria, a partire dalla mia città, Lamezia Terme, ma
sono venute fuori anche da tanti ospedali di aree disagiate, penso ad
Acri, Serra San Bruno, San Giovanni in Fiore, dove i servizi continuano ad
essere ridotti”.
“Le contraddizioni sono così evidenti che nel
giro di poche ore lo stesso Commissario/Presidente ha avvertito il bisogno di annunciare
una modifica dello stesso DCA: siamo in presenza di una integrazione della
programmazione della rete ospedaliera esistente, che si rifa' al DCA 64 del
2016. Si continua ad operare su una rete di 8 anni fa e con in mezzo una
pandemia epocale, già questo di per sé mi sembra un limite serio – ha detto
ancora la consigliera Bruni -. E poi prima di proporre un adeguamento alla
programmazione bisognerebbe fare un resoconto della programmazione precedente,
e nei fatti cosa è avvenuto? È avvenuto che quella programmazione in gran parte
non è stata attuata. Circa il 20% dei posti letto programmati non
sono stati attivati, con uno scostamento significativo tra strutture pubbliche
e strutture accreditate. Come dire: il sistema pubblico è fermo o arretra e quello
accreditato cammina. Ecco secondo noi bisognava partire da qui: come, in quali
tempi e con quali risorse, soprattutto umane si garantisce l'attuazione della
programmazione già esistente? Di tutto questo nel decreto non si diceva nulla”.
“Non siamo figli di un dio minore né tantomeno
abbiamo una minore domanda di salute. Dopo 14 anni di commissariamento non si è
riusciti ancora a garantire uno degli standard più importanti per assicurare
qualità e tempi alle prestazioni ospedaliere – ha rimarcato ancora
-. L’altra contraddizione che vorrei sollevare è la questione delle
strutture organizzative della rete ospedaliera. Si sa, in sanità tutto è
regolato da standard e parametri, non esiste la programmazione a pie di liste.
In questo quadro, che è incontestabile a mio parere bisogna partire dagli
erogatori dei servizi sanitari. Non si tratta di dare pagelle, ma noi dobbiamo
erogare servizi sanitari.
Ecco perché non è giustificabile che si
declassino servizi sanitari (vedi. pediatria e psichiatria di Lamezia) perché
la coperta è corta. In questo scenario è insostenibile la vicenda di Azienda
Zero, che rastrella risorse dagli ospedali per costruire, chissà quando, il
palazzo della sanità regionale”.
“L’aver ammazzato il dipartimento regionale
alla salute e aver costruito, solo sulla carta, una mega azienda
"unica" regionale oggi ha prodotto un risultato assurdo: senza
dipartimento e senza Azienda Zero. Sono due anni e mezzo che è stata
istituita e ancora siamo al palo. Anzi peggio: si declassano unità operative
ospedaliere per garantire postazioni ad una azienda che non c’è – conclude
Amalia Brune -. Abbiamo interrogativi importanti: gli investimenti dei 3 nuovi
ospedali, il Pnrr, la certificazione del debito, i bilanci ancora non
approvati, le stesse questioni nazionali come il tetto alle assunzioni. Per
questo abbiamo bisogno di una seduta straordinaria e monotematica sulla sanità.
Sono tante le domande e i drammi che quotidianamente si verificano e non
possiamo limitarci solo a un pezzo del servizio sanitario”.