Fernanda Gigliotti, già Sindaco di Nocera e candidato sconfitto nell'ultime elezioni, insieme agli altri due consiglieri del suo gruppo di minoranza ha diffuso una nota stampa per chiedere le dimissioni dell'attuale Sindaco, che guida una amministrazione sfiorata dalle indagini (il vice Sindaco è agli arresti domiciliari).
E' giusto ribadire che la Costituzione Italiana prevede che fino alla conclusione dei tre gradi di giudizio ogni cittadino deve essere considerato innocente e pertanto non c'è nessuna norma che imponga al Sindaco, che fra l'altro non risulta fra gli indagati, di dimettersi: la sua deve essere una valutazione di natura squisitamente politica.
Riportiamo il testo della nota:
""L'indagine Alibante della Dda di Catanzaro apre scenari inquietanti nella vita politica e amministrativa del nostro paese e getta ombre oscure sui risultati delle ultime elezioni comunali.
La nostra preoccupazione è quella che, se l'impianto accusatorio dovesse essere confermato, tutta la nostra comunità sarà chiamata a pagare un prezzo altissimo. Ecco perché nel ringraziare il Procuratore Gratteri, il Procuratore Aggiunto Capomolla e il Nucleo Investigativo dei Carabinieri per il lavoro svolto, che difendiamo e sosteniamo, ci auguriamo che tutte le parti sociali e le forze politiche lavorino insieme nella difesa di una comunità si possa fare presto chiarezza sulle responsabilità e i ruoli di ciascun indagato.
Coerenti con la nostra storia, anche in questo caso, restiamo garantisti fino al terzo grado di giudizio, al contrario di chi è garantista a convenienza.
Ciò non di meno questa attenzione dello Stato verso il nostro territorio, da tempo marginalizzato e dimenticato, può essere una grande occasione per tutti coloro che vogliono ricreare una coscienza civica libera e distante da chi appartiene direttamente o indirettamente ad un sodalizio mafioso o da quelle persone che hanno impostato il loro modo di agire, mutuando i comportamenti delle società mafiose.
E di condizionamenti e di arroganza nel nostro paese ne abbiamo subiti tanti, un paese dove oramai anche il respiro è controllato e dove un like sotto il post di un profilo Facebook dell'avversario può costarti una ritorsione. Questo, purtroppo, al di là delle vicende giudiziarie sulle quali ci sarà modo e tempo di ritornare è il clima creato da alcuni degli odierni indagati a Nocera Terinese, da coloro che con la forza intimatrice di una divisa o di una testata giornalistica e/o blog Cronache Noceresi e numerosi profili anonimi, hanno lavorato ai fianchi del nostro gruppo politico, provando in tutti i modi a delegittimarci fino a fermare la nostra azione amministrativa nel 2018.
Dalla lettura degli atti di questa indagine si comprendono, infatti, tante cose e si disvelano finalmente le vere ragioni per le quali il sindaco Pandolfo si è dimesso il 10 agosto 2018 dopo soli due mesi dall'elezione. Ma si comprendono, soprattutto, le ragioni per le quali siamo stati sconfitti nel 2018 e nel 2019 stante la "impermeabilità del sindaco Gigliotti rispetto alle pressioni illecite" come è riportato negli atti dell'indagine. Una comunità, comunque, sempre più bloccata sugli interessi economici di pochi, tradita dalle velleità politiche di alcuni, ostaggio del desiderio di vendetta di coloro che da anni distruggono la coesione sociale per spadroneggiare, soffocata dalla potente e capillare capacità di controllo del voto da parte di alcuni noti personaggi dei quali, purtroppo, anche il Sindaco Albi, eletto nel 2019, si è circondato.
Oggi comprendiamo, finalmente, anche il perché di alcune scelte politiche del sindaco Albi, dei suoi tanti silenzi e ci sono più chiare le ragioni delle tensioni che sono sorte da mesi in seno alla maggioranza, proprio a causa delle "ingerenze esterne politiche e non" per come denunciato negli ultimi Consigli Comunali.
Ed è evidente a questo punto della storia come tutto quello che abbiamo denunciato in questi anni, contro cui abbiamo combattuto e perso per una manciata di voti, sembri trovare conferma nei provvedimenti della DDA di Catanzaro.
Sulla comunità nocerese già depredata da un dissesto finanziario monstre, incombe da oggi la spada di Damocle di uno scioglimento per infiltrazioni mafiose, uno stigma ed un'onta insopportabile.
Un'ipotesi da scongiurare. Per tale ragione, ma anche per rispetto dei suoi tanti elettori che hanno creduto in buona fede in un progetto politico, chiediamo al sindaco Albi di ritrovare un minimo di lucidità, un barlume di coraggio e di autonomi e di compiere un atto di responsabilità, formalizzando le proprie dimissioni prima che sia troppo tardi".
Il gruppo consiliare "Il paese che vogliamo"
Fernanda Gigliotti
Vittorio Matteo Macchione
Saverio Russo