"Indignazione, mortificazione, sconforto, rabbia per l'ennesima prova di forza dettata dall'incapacitĆ da parte di chi pensa che la scuola sia un contenitore dove si possano muovere le pedine a proprio piacimento e spostare sacchi da una parte all'altra secondo lo scenario di ordinanze e ricorsi
Ć palese che ĆØ inammissibile e farsesco dispensare ordinanze fallaci a tarda sera per poi modificarle o annullarle immediatamente dopo e imporre alle scuole ritmi e richieste che sono diventate insostenibili. Gigino Gigetto, via via Gigino, ritorna Gigetto. Gioco paradossale dentro il quale siamo vittime prima di tutto noi insegnanti.
Stiamo tutti vivendo un periodo difficile e delicato – insegnanti, alunni, famiglie – costretti a ritmi che hanno inciso profondamente sul tempo quotidiano, con il timore del virus in agguato e un'informazione sempre piĆ¹ schizofrenica che allarma o sminuisce, creando profondo disorientamento, tanto da non saper giudicare cosa sia meglio o peggio e quali siano le prioritĆ .
Manca la responsabilitĆ "etica", vige la regola del "disfattismo" che, rocambolescamente, diventa valore fondante per coloro i quali credono che la Scuola, l'Istruzione non abbiano alcun riconoscimento sociale. Tutto ciĆ² a discapito di docenti e studenti che sin dall'inizio, in questa situazione pandemica, sono scesi in trincea, dimostrando spirito di adattamento e, nello stesso tempo, assoluta e instancabile passione verso una "professione" che rappresenta la base formativa della societĆ , l'istituzione piĆ¹ importante, insieme alla sanitĆ .
Forse bisogna ricordarlo!
Ci consideriamo "vittime" di un'ignoranza politica, di un pressapochismo che dimostra analfabetismo e miopia rispetto a tutte le criticitĆ di cui soffre la scuola che quest'altalena di ordinanze non fa che peggiorare.
La scuola ha bisogno di organizzazione e programmazione dell'attivitĆ didattica per garantire un servizio, non si puĆ² pensare che ci si "adatti" da un momento all'altro a nuove disposizioni che stravolgono continuamente il quadro di riferimento, soprattutto nelle scuole superiori.
Quanto accaduto nelle ultime ore rappresenta l'apice di una situazione le cui note toccano gli accenti piĆ¹ gravi del surrealismo e del grottesco: bracci di ferro, prese di posizione che nulla hanno a che vedere con la scuola e con la cultura (perchĆ© ĆØ bene ricordare a qualcuno che la scuola ĆØ soprattutto un presidio culturale), finiscono con il condizionare gravemente un sistema che ĆØ unicamente garanzia sociale e totalmente al di fuori di logiche decisionali che ignorano i meccanismi organizzativi alla base della vita e dell'esistenza di una struttura complessa quale quella scolastica. Certamente non politica!
Siamo stanchi di essere etichettati come coloro i quali godono di privilegi e benefici, esistenti solo nella fantomatica interpretazione e nel pregiudizio di chi fa cattiva informazione e di chi la subisce in maniera acritica e ne fa fertile terreno, naturalmente in malafede, per squalificare la figura del "Docente".
Chiediamo innanzitutto rispetto: rispetto verso le persone, verso la professione, verso quell'impegno che sin dal 9 marzo 2020 ci ha visto proiettati, costantemente e in maniera totalizzante, in una dimensione la cui unica preoccupazione ĆØ stata quella di "accompagnare" i nostri ragazzi in una esperienza che ha poi sovvertito le loro consuetudini di vita.
Noi abbiamo svolto e svolgiamo quotidianamente il nostro lavoro: non chiediamo altro se non rispetto! Desideriamo solo di poter continuare a lavorare nella consapevolezza, che purtroppo ci viene tolta, che la nostra "nobile" professione, che dovrebbe godere del giusto riconoscimento sociale, sia al contrario cosƬ svuotata da chi probabilmente stenta a riconoscerne il "valore", ĆØ parte fondamentale ed essenziale di un percorso di crescita messo a dura prova negli ultimi 365 giorni.
La Scuola ĆØ l'unico strumento attivo per sopperire a quel black-out della socialitĆ che i nostri studenti stanno gravemente subendo con conseguenze talmente pesanti tanto da trovarci non solo in una emergenza sanitaria, ma "esistenziale".
Ancor piĆ¹ grave perchĆ© tutto questo accade mentre non sappiamo nulla della compagna vaccinale per la scuola, se non sporadiche e contradditorie notizie, e veniamo a sapere che altre categorie arbitrariamente sono considerate piĆ¹ importanti della nostra, quando in altre regioni il vaccino ĆØ giĆ stato somministrato al personale docente e Ata e la Calabria ĆØ, allo stato attuale, ultima.