Nei giorni scorsi è stata recapitata una mail dall'associazione Basta Vittime Sulla Strada Statale 106 alla Commissione Europea avente come oggetto chiarimenti circa l'utilizzo dei fondi del Recovery Plan e la destinazione d'uso delle opere ammissibili a finanziamento. Dalla risposta alla missiva, è stato palesato che anche le nuove opere stradali, se comprese nella rete TEN-T, possono essere soggette a finanziamento qualora corredate da attenzioni verso il cambiamento climatico e sensibile riduzione dell'inquinamento.
In sintesi, come indicato nelle linee guida per gli Stati Membri pubblicate dalla Commissione Europea lo scorso 22 gennaio (https://ec.europa.eu/info/sites/info/files/document_travail_service_part1_v2_en.pdf) gli investimenti nell'ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza, oltre ad adempiere agli obiettivi generali del dispositivo di finanziamento, dovranno rispettare il principio del "non arrecare un danno significativo", come incluso nella comunicazione della Commissione del 18 febbraio scorso (https://eur-lex.europa.eu/legal
content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52021XC0218(01)&from=EN ).
Detto ciò appare lampante come la politica, soprattutto quella nostrana, dovrebbe rispondere sul perché non si è proceduto a studiare le documentazioni prima di bollare gli investimenti, in nuove opere stradali, come non finanziabili in quanto impattanti dal punto di vista ambientale. È bene chiarire che gli investimenti sono possibili in aree non già sovraccaricate da altre opere infrastrutturali a forte impatto ambientale e soprattutto quando queste potenziali opere siano comprese nei corridoi Transeuropei di mobilità intermodale, principale e complementare. Non è un caso, infatti, che la tratta da Taranto a Catanzaro Lido della statale 106 (E90) e le traverse SS534 e SS282 siano parte integrante della rete TEN-T Comprensive e collegate alla TEN-T Core E45 (A2). Va da sé che la tratta Sibari-CZ Lido della Jonica sia assolutamente finanziabile con monetizzazione d'investimento proveniente dal monte miliardario del Recovery Fund, rispondendo a tutte le su indicate prerogative.
A conferma di ciò il responsabile della Commissione, Oliver Silla, risponde testualmente:"Se quindi investimenti in infrastrutture stradali rimangono possibili (ammodernamento e/o nuove costruzioni), come nel caso della Strada Statale 106 "Jonica" parte della rete TEN-T, questi ultimi dovranno essere accompagnati da dettagliate misure attenuanti per quanto riguarda l'attenzione verso il cambiamento climatico, la prevenzione e riduzione dell'inquinamento, la transizione verso un'economia circolare, e altre."
Chiaro è che sia compito della politica presentare opere da inserire nel piano che rispondano a tali prerogative. Non è dato sapere, ad oggi, come la Politica abbia potuto glissare su un aspetto di così vitale importanza per una fetta di popolazione Jonica, ma di riflesso per la Calabria tutta, che, grazie agli investimenti UE, potrebbe finalmente uscire dall'atavico isolamento in cui beceri centralismi l'hanno relegata.
Il silenzio della Politica equivale all'accertamento di una responsabilità di una gravità inaudita. Non vorremmo che, dietro tali condotte, si celi la solita manina centralista che da oltre mezzo secolo ha condannato l'Arco jonio a luogo di periferia, con infrastrutture e servizi da terzo mondo.
Ora resta da capire quale sarà la volontà di questo nuovo Governo. Avrà il coraggio di raddrizzare le storture e le abominevoli manchevolezze politiche che nel Recovery Plan non hanno incluso la SS106, o si limiterà, come i precedenti, a passare un colpo di spugna mettendo in pratica quanto già, volutamente ignorato, dal precedente Governo? Come Comitato saremo vigili affinché le istanze delle popolazioni dell'Arco Jonico Magnograeco non siano, ancora una volta, schiacciate sotto i piedi in barba a qualsivoglia principio d'equita rispetto ad altre Aree, da sempre tenute in considerazione ai vari livelli istituzionali.
Siamo ancora in tempo! Le omissioni circa i mancati investimenti infrastrutturali per l'asse Jonico possono essere integrate. Il treno dei Recovery non passerà due volte e lo Jonio non ha più tempo a disposizione per permettersi ulteriori sciatterie legate ad una classe politica Calabrese poco attenta e rispettosa delle popolazioni che ne hanno permesso la loro emancipazione.
Crotone/Corigliano-Rossano, sabato
6 marzo 2021
Ufficio stampa – Comitato Magna Graecia